Il prodigioso pianoforte di Paolo Restani.
– DAILY NEWS

Restani è un vero genio del pianoforte e un virtuoso nel senso più vero della parola. Il pubblico è stato rapito da ogni sua interpretazione.
– ARAB TIMES

Restani conquista Carnegie Hall.
– LA NAZIONE

Restani incanta New York.
… Rachmaninov e Chopin, standing ovation già alla fine del primo tempo. Un’emozione che si è ripetuta lungo tutto il programma con ben cinque bis. Restani ha commosso il pubblico di Carnegie Hall per intensità interpretativa e per l’anima che ha messo in ogni singola nota.
– IL GIORNALE

Paolo Restani debutta a New York. Il prediletto di Riccardo Muti porta l’eccellenza italiana a Carnegie Hall.
– PANORAMA

Nel suo terzo recital a Istanbul Paolo Restani ha evidenziato una carismatica e formidabile presenza scenica e un portamento veramente aristocratico, la sua eleganza nel suonare ricorda un certo tipo di pianismo del tempo passato.
La sua interpretazione di Brahms è calma e riflessiva, persino sognante. Ciò che colpisce particolarmente è la sua capacità di ricordare Schumann attraverso Brahms, ideale consequenzialità del fervido periodo romantico tedesco. L’accuratezza, la brillantezza e la luminosità con cui Restani affronta e traduce Brahms dimostrano il suo altissimo livello. Mentre il repertorio prende forma, il pianista mantiene tutto sotto controllo senza concedersi la minima esitazione. Si trattiene da ogni estrema dinamica in un insieme coerente veramente brahmsiano: proprio come aveva previsto lo stesso Brahms.
– ENANDHEARD INTERNATIONAL

Nel recital è stata ricostruita la figura di Liszt nei suoi molteplici percorsi artistici. Una figura complessa, che nasconde sotto le spoglie del tecnicismo e del virtuosismo uno spessore di ricerca musicale che qui si è potuto toccare con mano. Soprattutto quando, a definirne la complessità, si è ascoltata la versione degli Études d’Exécution Transcendante che ne ha dato uno dei protagonisti del pianismo contemporaneo, Paolo Restani, che sembra essersi messo alle spalle tutti i tranelli virtuosistici per portare alla luce ogni particolare melodico e armonico del capolavoro lisztiano.
– AMADEUS

Restani ha suonato alla Scala il Quintetto op. 34 di Brahms con il quartetto scaligero dando poi un saggio della sua eccellenza solistica nella Rhapsodie Espagnole, folies de Espagna et jota aragonesa di Liszt.
– LA REPUBBLICA

Restani e il Quartetto d’archi della Scala, appena cominciano a suonare, si incendiano di mille colori. Di Franck, i cinque musicisti offrono un’interpretazione del Quintetto con pianoforte in fa minore realmente luminosa, ben concertata e carica d’arte: un’interpretazione impeccabile secondo un’idea centrale esposta lucidamente e pienamente sostenibile. Perfetto equilibrio, esattezza, bilanciamento indovinato e una sonorità generale molto attraente.
– DIARIO LA NACION

Restani ha dimostrato una notevole dimensione come pianista di musica da camera, sia per la qualità del suo suono che per la ineccepibile parsimonia del pedale, per l’indovinato equilibrio con gli archi e per la generale brillantezza ritmica, in un programma che presentava quanto vi era di meglio per quartetto d’archi e pianoforte, il Quintetto in fa minore di Cesar Franck e il Quintetto op. 34 di Brahms.
– DIARIO CLARIN

Ad avere pregevole rilievo è un dominio tastieristico senza ombre. Più che la varietà delle gradazioni sono la naturalezza e l’incisività della sua tecnica spettacolare, nei contrasti tra lievità e rudezza, a segnarne ampiamente l’evidenza.
– GIORNALE DI SICILIA

Nel suo debutto a Istanbul Restani ha creato le sonorità più profonde e potenti evocando la vivida grandezza e la sensibilissima malinconia di Liszt. Il vero Liszt ci è arrivato dal palcoscenico.
– SUNDAYS ZAMAN

Nella trasposizione delle musiche dal Parsifal, dal Lohengrin, da Tristan und Isolde cosi come quelle del Requiem di Mozart e del Trovatore, era impossibile non sentire la personalissima voce di Liszt e, con quella, il suono di un pianoforte in gara con se stesso, su cui la tecnica pianistica era impiegata per evocare altro da sé e il virtuosismo esulava dalla mera esibizione di bravura.
– GAZZETTA DI PARMA

Nel Lèlio di Berlioz, accanto a Riccardo Muti, va sottolineata l’arte e l’abilità di creare atmosfere iridescenti del pianismo di Paolo Restani, determinante nella creazione di certi inediti colori orchestrali.
– IL GIORNALE DELLA MUSICA

Chi si aspettava di godere del Restani romantico che tutti conoscono sono rimasti delusi. Ma il suo Mozart e il suo Mozart-Liszt sono stati un gioco sottile di suoni e armonie che arrivano dentro e lavano l’anima. Questo era ben percepibile anche se in altalena con il racconto di Chiara Muti sulla storia della vita del grande compositore.
Da rigoroso interprete quale è, Restani ha regalato quella trasparenza che mette in evidenza la sua ricchezza interiore, nonché la sensibilità con cui ha creato il suo percorso artistico.
– IL SECOLO XIX

Paolo Restani, ci sia consentito di usare l’espressione, ha fatto all’amore con il pianoforte, o con le partiture… e con il suono dolce e corposo, possente e lieve nel contempo via via che i tasti del pianoforte, dal pianissimo al grave, toccati, palpati, accarezzati o pulsati… anche strapazzati, assumevano tonalità e colori financo contenuti, evocanti nature sconfinanti e tenebrose, romantici paesaggi e distese boschive. Complice certamente il tema del concerto: il virtuosismo di Liszt: gli Studi Trascendentali… Ma si è colto nella sua esecuzione quel “quid” che distingue l’interprete dal genio, l’esecutore dal creatore, come l’amico dall’amante. Sono queste percezioni che il pubblico ha avvertito. Unitamente ad una padronanza tecnica strabiliante, a una capacità di lettura filologica del virtuosismo lisztiano davvero profonda e chiara.
– MUSICULTURA

Dotato di un eccezionale virtuosismo, ma anche di una tecnica del suono di straordinaria sottigliezza, Restani ha raggiunto in Liszt e Rachmaninoff i risultati interpretativi di più alto valore storico. Nella straordinaria esecuzione dei 12 Preludi di Rachmaninoff si evince, ascoltando l’esecuzione, il segno del talento pianistico del giovane Rachmaninoff.
– IL QUOTIDIANO DELLA SERA

Quel che colpisce l’ascoltatore più attento nelle esecuzioni di Restani, non è la tecnica formidabile – che è fuori discussione – ma la costante, feconda concentrazione sullo spirito delle pagine eseguite; il suo scavare a fondo nei significati più riposti, per riesprimerli con sincera adesione. E’ proprio l’assoluto dominio del problema tecnico che permette a Restani di andare con totale sicurezza al nocciolo del problema interpretativo, senza preoccupazioni di sorta. Di qui un livello di esecuzioni di straordinaria efficacia, che comprensibilmente avvince il pubblico… Alle ripetute richieste di bis, Restani ha concesso fuori programma una a dir poco travolgente esecuzione dello Studio Trascendentale noto come Mazeppa.
– LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

Paolo Restani, fortemente applaudito al teatro Olimpico di Roma. La sua chiarezza e sicurezza sulla tastiera richiamano alla memoria i grandi nomi della tradizione pianistica italiana.
– IL CORRIERE DI ROMA

L’orchestra ha eseguito un concerto con un pianista d’eccezione, Paolo Restani, che in ogni sua esibizione fa il clou dell’attrazione del pubblico sino all’esaurimento di tutti i 1.800 posti della capienza della sala… Nell’esecuzione del Concerto nr. 2 di Saint-Saëns il contenuto è raffinato e sofisticato e rivela sempre un pianista fortificato da una grande sicurezza tattile nei suoi tocchi leggeri o forti… Con il suo pianoforte in primo piano sul proscenio dialoga in continuum con l’orchestra.
– IL CORRIERE DI ROMA

Paolo Restani, da molti anni sulla breccia con programmi sempre impegnativi, noi lo ascoltammo al suo debutto, appena sedicenne, all’inizio degli anni Ottanta. Lo aveva invitato Francesco Siciliani per la stagione da camera dell’Accademia di Santa Cecilia. Dopo quell’esordio, Restani ha proseguito la sua formazione, approfondendo anche la composizione e presentandosi di volta in volta con programmi sfida, dove la prestanza tecnica si è accompagnata ad una sempre maggiore interiorità.
– IL GIORNALE

Restani ha interpretato il Concerto nr. 1 op. 23 di Tchaikowsky in modo magistrale con un pianismo di grande misura. Ha dispiegato il suo virtuosismo, quando era necessario e, per gli altri passaggi, un’esecuzione in forma concertante. Questa è senz’altro la lettura migliore rispetto alla tendenza generale di rendere brillante l’opera che finisce con essere appiattita nella sua squisita fattura. Grande capacità tecnica nei complicati arpeggi e un esemplare uso del pedale sono state le altre qualità della sua ammirevole esecuzione.
– EL MERCURIO

Paolo Restani, senza dubbio un artista di gran classe, ha eseguito diversi Studi e Preludi di Rachmaninoff, Chopin e Liszt con un’armoniosa tessitura, una corposa tensione e un fraseggio particolarmente attraente in un intrigante intreccio di elementi dinamici, ritmici ed espressivi di grande respiro.
– LA PRENSA

Il pianista Paolo Restani ha dato prova di perfezione e delicatezza affrontando i Preludi di Rachmaninoff, il famoso Studio op. 25 nr. 7 di Chopin – omaggio al cantabile di Bellini, tanto ammirato dal compositore polacco – e quattro Studi degli Etudes d’Exécution Transcendante di Liszt, presentati in una visione contenuta, elegante ed eccezionalmente gradevole, merito di un pianista che non si ferma al Liszt del virtuosismo appariscente ma che lo esalta come creatore di rivoluzionarie idee e finezze musicali.
– DIARIO LA NACION

I Beliner Symphoniker arrivano con un solista che ci ha colpiti al primo impatto e non abbiamo più smesso di seguire. E’ il pianista Paolo Restani. Un trentaseiennne portato dal desiderio di entrare nel novero di quelli che hanno qualcosa da dire. L’abbiamo incontrato all’Alighieri di Ravenna. Solista della serata organizzata da Ravenna Festival 2004. Attorno a lui la Filarmonica della Scala. Sul podio Riccardo Muti. Lontano e mitico allievo dello stesso maestro (Vincenzo Vitale) che fece in tempo a dare l’impronta, magari anche solo ideale, pure a Restani adolescente. In quell’occasione ci aveva colpiti l’intesa assoluta quasi spontanea tra direttore e pianista. Il taglio virtuoso del solista e assieme la sua capacità di afferrare le sfumature sentimentali e psicologiche. Fatto particolarmente evidente nel programmato Secondo Concerto di Liszt che, celebrando il doppio dell’uomo, alterna pianissimi impercettibili e fortissimi esasperati, silenzi pieni di attesa e esplosioni inaspettate, indifesi abbandoni e tesa vigilanza.
– IL GIORNALE

Il prodigio si ripete quando entra in scena il pianoforte di Paolo Restani dialogando con la Philharmonische Camerata Berlin con una precisione che non è solo tecnica ma concettuale autorevolezza, sgranando abilmente tutte le preziosità che questa pagina richiede all’esecutore. Precisione e profondità di lettura riproposte anche nell’acclamato bis.
– IL MATTINO DI PADOVA

Restani conquista con il lirismo estenuato ma mai compiaciuto e con la prepotenza della sonorità in perfetto equilibrio con Riccardo Muti e l’Orchestra Filarmonica della Scala… La lezione ravennate ne fa la musica più struggente del mondo.
– CORRIERE DELLA SERA

Appassionatamente accompagnato da Muti, Restani ha reso il Secondo Concerto di Liszt con acceso virtuosismo e sonorità ficcanti, esaltandone la frammentaria visionarietà.
– IL GIORNALE DELLA MUSICA

Gli allievi Muti e Restani rendono omaggio a Vitale.
Stasera al Ravenna Festival direttore e pianista hanno esaudito un desiderio cullato dal musicista scomparso vent’anni fa: vederli suonare insieme.
– LA REPUBBLICA

Restani si è fatto le ossa del virtuoso, dotato di una tecnica eccezionale e di un pronunciato senso del fraseggio (e di una magnifica mano sinistra). Penso agli splendidi passaggi discendenti del “Totentanz” eseguiti alla maniera di Michelangeli!
– CORRIERE DELLA SERA

Convincente il Concerto “Imperatore”, specialmente quando il pianista si è abbandonato ad un virtuosismo lucido e infallibile che giustificava non solamente il titolo ma anche la sostanza stessa della pagina. Quei trilli e quelle ottave, gli arpeggi e le bordate di accordi sotto le dita di Restani hanno ritrovato la loro ragion d’essere e il loro trionfo, accendendo l’entusiasmo del pubblico che è stato ripagato con due splendide pagine di Rachmaninoff che hanno esaltato la sensibilità del pianista.
– IL RESTO DEL CARLINO

In quanti altri luoghi è concesso al pubblico l’ascolto integrale (ma integrale davvero!) degli Studi di Chopin e degli Studi Trascendentali di Liszt, e da un pianista, Paolo Restani, che madre natura si è divertita a dotare intellettualmente e musicalmente in misura superlativa?
– IL SOLE 24 ORE

Restani ha confermato di essere in assoluto una delle realtà più solide e illuminanti fra i pianisti della sua generazione… Emergono, ascoltando il suo repertorio, due qualità: un dominio totale, inscalfibile del magistero digitale pianistico, e un’assoluta chiarezza di lettura, tesa a rendere trasparente e percepibile ogni minimo dettaglio di scrittura… Restani appartiene anche a una tipologia di artista carismatico, dotato di presenza scenica e anche di comunicativa immediata col pubblico, in virtù di una sua partecipazione totale alla musica che esegue.
– CORRIERE MERCANTILE

Il pianista italiano è ritenuto attualmente uno dei più validi e godibili interpreti di Liszt tanto che i conoscitori vedono in lui il degno successore del celebre virtuoso Vladimir Horowitz… E’ magistralmente riuscito ad avvicinare gli ascoltatori alla musica di Liszt, spesso non facilmente comprensibile e difficilmente orecchiabile, ed ha saputo ricreare in maniera grandiosa le immagini musicali dei tre Studi “Paysage”, “Feux Follets” e “Chasse-neige”.
– OFFENTLICHES ANZEIGER

Paolo Restani con la Stuttgarter Philharmoniker ha suonato in modo ammirevole, diremmo straordinario, la grande pagina romantica di Tchaikowsky, ed ha trascinato all’entusiasmo il pubblico.
– LA REPUBBLICA

Restani impeccabile pianista lisztiano.
Nei due Concerti di Liszt diretti da Claus Peter Flor si è confermato tale per la padronanza del linguaggio e per l’impeccabile “aplomb” strumentale, per la dote rara di saper risolvere le grandi opere dell’epoca che fu con la sensibilità di oggi.
– LA REPUBBLICA

La musica che Paolo Restani ha eseguito con successo sorge dalla sentimentalità e musicalità, nonché dal mai aggredito virtuosismo tecnico. Il pianoforte di Restani è bello, pieno e dona felicità.
– DELO DI LJUBLJANA

In ricordo di Michelangeli al Festival Internazionale di Brescia e Bergamo: Restani incanta il Teatro Grande con il Secondo Concerto di Liszt e le Variazioni Sinfoniche di Franck.
– BRESCIAOGGI

Ha fatto balenare nel Totentanz di Liszt, tanto nella parte solistica che nelle parti con orchesta, quei timbri che permettevano di riconoscere un personale “Dies Irae”. Era il mondo della liberazione dall’oscurità mediante la musica.
– KURIER

Paolo Restani ha dimostrato una tecnica e una nitidezza ammirevoli, nelle Variazioni di Chopin ha potuto esprimere la luminosità del suo tocco e, negli episodi più virtuosistici, è stato assolutamente infallibile.
– EL MERCURIO

Paolo Restani ha meravigliosamente eseguito grande musica, regalando agli ascoltatori un indimenticabile concerto. Il pubblico, in piedi, lo ha ringraziato con un’ovazione.
– GLAUBE UND HEIMAT

Nell’esecuzione di Chopin sono sorprendenti le affinità di Restani con Vladimir Horowitz per il timbro, la varietà del colore e lo charme della melodia.
– ALLGEMEINE ZEITUNG

Paolo Restani è un giovane pianista non ancora trentenne, da molti anni avviato lungo una carriera sicura; il forte dominio della tastiera che aveva subito contrassegnato le sue prime apparizioni in pubblico quale tratto prevalente, appare oggi intatto nella sua prestanza ma come attraversato da una consapevolezza che lo guida a risultati ben più convincenti. Ed il crocevia proposto dal programma è apparso come rivelatore di tale riflessività… Il suo controllo è risultato prezioso nell’avvolgere i cinque brani dei Miroirs raveliani entro quella luce misteriosa ed arcana che già si dirama, come tratto dell’enigmicità del musicista, in quest’opera le cui radici, per altro verso, suggono ancora linfe del grande humus lisztiano. E pure gli aforismi schoenberghiani hanno preso vita con trasparente segno, davvero kandiskijano, mentre poi tutto il vibrante armamentario tastieristico posseduto da Restani ha potuto entrare in azione nel rivivere, davvero vertiginosamente, il grande scatto stravinskiano dei Trois Mouvements de Petrouchka.
– LA GAZZETTA DI PARMA

Alternando i suoi meravigliosi assolo con gli assiemi dell’orchestra il pianista italiano ha conquistato il pubblico con la sua tecnica sicura e brillante unita in maniera straordinaria al suo formidabile sentimento.
– EL MERCURIO

Tutto si risolveva nella valorizzazione dell’invenzione musicale, nella ricerca timbrica. Questo Liszt unico (letteralmente: non ricordiamo un concerto lisztiano come questo).
– MUSICA VIVA

Restani, dotato di una magnifica naturalezza pianistica che gli permette di affrontare con totale tranquillità le maggiori difficoltà tecniche, ha inoltre mostrato una linea interpretativa molto personale, soprattutto nel fraseggio e nella pedalizzazione, ad esempio nella sezione finale della Rapsodia Spagnola, con un intelligente impiego del pedale tonale, o nel Preludio op. 32 nr. 5 di Rachmaninoff, che ha suonato come bis, dove, fondendo le armonie della mano sinistra, ha realizzato un bellissimo colore.
– LA NUEVA ESPANA

Ventiquattro anni e dieci di carriera. Restani suona con assoluta e disarmante sincerità, rivelando dinanzi a Brahms e Beethoven infiniti tentativi amorosi di riscossa stilistica.
– CORRIERE DELLA SERA

Armato di un atteggiamento indagatore del territorio immenso che andava ad esplorare. Il primissimo sintomo di questo spirito l’abbiamo colto… in una pausa: quella tra le Variazioni e i Kreisleriana. Il giovane pianista, spentasi l’ultima nota del primo brano, non si alzava, ricacciava gli applausi nelle mani del pubblico, quasi a voler sottolineare il legame fra le due composizioni, l’essere il brano brahmsiano, in un certo senso, l’atrio del tempio. Anche altrove certe sfumature ci hanno parlato di un musicista attento all’importanza di certi particolari: la scelta delle pause tra uno Studio e l’altro, per esempio, micrometricamente calibrate a suggerire cesure e legami, come a rimappare la geografia delle dodici gemme.
Il suo viaggio intorno al Romanticismo pianistico s’è così sviluppato partendo da propositi di estrema, ascetica attenzione ai testi, mantenuta tale per tutto il concerto, con le poche aporie che, sole, invitavano ad ulteriori ascolti negli anni a venire. Restani cura i particolari, e adotta gli accorgimenti idonei allo scopo: basti osservare il duttile ondeggiare del polso, le sapienti scelte tra pedale, mezzo pedale e così via frazionando, il gusto per il fraseggio non banalizzato, scevro però da certi eccessi furbettamente anticonformistici che a volte dobbiamo subire. Tutto ciò proietta il suo suonare in una dimensione di accuratezza trascendentale, al cui interno una nota al grave appena più forte del giusto, un’arcata non portata a termine si avvertono proprio perché tutto il resto è talmente ordinato e consequenziale da non lasciare spazio al minimo sconfinamento. Il progetto interpretativo appare già adesso chiaro e delineato: egli percorre la strada degli interpreti classici, la strada dell’affidarsi all’autore più che proporsi come suo traduttore o eversore, facendo perno su una lettura mirata ad evidenziare lo scheletro compositivo in sè, ed a rimporparlo con i colori e le dinamiche che la struttura stessa suggerisce. Si tratta di obbiettivi di altissimo livello, che Restani attingerà quando (e il momento non è probabilmente lontano) il suo controllo dell’evento sonoro sarà totale: fermo restando che artisti notoriamente poco controllati come, tanto per fare un nome, Martha Argerich, se ne infischiano bellamente e saltabeccano di qua e di là. Ma si tratta di altre poetiche.
– GAZZETTA DEL SUD

Alle volte sono le minuzie che custodiscono le rivelazioni più significative: il modo in cui Restani ha eseguito la pagina di apertura delle Kinderszenen di Schumann è risuonato come la promessa di un pianista fuori dell’ordinario. E’ poi solo una paginetta. Si intitola Von Fremden Laendern und Menschen. A esserne capaci la si può trasformare in un intimo rito di nostalgia, esitante ricordo, infantile incantamento. Lui, Restani, ne è capace. Così come è stato capace di restituire con incredibile poesia una pagina lisa come Traumerei.
– LA REPUBBLICA

Ha delineato con pochissimi cedimenti tutto l’enorme arco formale degli Studi Sinfonici di Schumann, ha reso con profonda interiorizzazione le Variazioni sopra un tema di Schumann di Brahms, ha giocato un pezzo come la Rapsodia Spagnola di Liszt tutto sul colore invece che sulla prodezza virtuosistica . E’ un giovane talento italiano che da parecchi anni sta sulla breccia e che dimostra di saperci stare.
– PIANO TIME

Sul piano dell’efficienza tecnica Restani è già ammirevole, anche perché non si presenta come un semplice macinatore di note. C’è anzi in lui una cura perfino maniacale del suono finalizzato soprattutto all’evidenziazione del canto e a mettere in luce le conquiste timbriche del pianoforte romantico.
– LA NAZIONE

Paolo Restani ha dato saggio d’una lettura equilibrata del sommo testo mozartiano: un suonare attento e misurato nella colta coscienza stilistica.
– IL TEMPO

Trionfa un pianista ventenne: Paolo Restani alle “Serate Musicali” di Milano ha sostituito Weissenberg malato.
– CORRIERE DELLA SERA

Restani vincente ha eseguito l’integrale degli Studi di Chopin.
… Non è stata solo una scelta tecnica, ma anche fortemente espressiva che lo ha visto uscire vincente da una prova di questo tipo: l’attenzione al valore, drammatico o malinconico, irruente o intimo di ogni pagina, si potrebbe dire di ogni battuta.
– IL RESTO DEL CARLINO

Piccolo, grande pianista. Un’impresa di Restani.
…Imprese del genere si sono avute in Italia nel nostro secolo solo tre o quattro volte e mai da pianisti giovani come Restani. Oggi potrebbe riuscirci il greco Sgouros, ma senza la sicurezza e l’autorità messe in campo da Restani.
– IL MATTINO

Il Concerto nr. 2 di Liszt è risultato perfetto: l’attacco sicuro e tranquillo, un bel suono pieno, gli arpeggi e le scale trasparenti e scorrevoli; gli accordi vigorosi, morbidi e squillanti, lo staccato netto, l’uso del pedale equilibrato.
– CORRIERE DELLA SERA

Il pianista Restani fra lirismo e passionalità.
Non molti pianisti, pur già in carriera e rodati da anni al controllo psicologico dell’esecuzione pubblica, possono concedersi il lusso di suonare come bis quell’autentico monumento al virtuosismo che è Mazeppa di Liszt.
… Un concerto che, nella sua compiutezza di espressioni, ha saputo dare la misura di un interprete eccezionale.
– IL MATTINO

Paolo Restani al Teatro S. Carlo di Napoli ha tenuto un recital che, a giudizio della sottoscritta, lasciava senza fiato… Le alchimie di colori hanno in Ravel pregnanze intellettualistiche ineluttabili… Nel modo di concepirne la resa, Restani induceva, talvolta, a rimandare a certe esecuzioni che Michelangeli lasciò esemplari.
– NAPOLI 24 ORE

E’ destinato a inserirsi fin d’ora nella grande tradizione pianistica del nostro paese.
– IL MESSAGGERO

A Santa Cecilia è nata una stella.
La facoltà d’inquadrare le partiture. Un dominio ritmico assoluto, rivelato sin dalle prime battute delle difficilissime Variazioni in la minore di Brahms, e una pulizia del suono sorprendente.
… Gli staccati netti che ricordano (e perché no?) certe zampate da leone di Michelangeli.
… E’ nata una stella e forse è l’antidoto all’ascesa irresistibile di Pogorelich il pianista ormai celebre come fenomeno tecnico di plateale arbitrio stilistico.
– CORRIERE DELLA SERA

Sedici anni ma non gli credete. Paolo Restani, che ha fatto la sua apparizione l’altra sera all’Accademia di Santa Cecilia, è addirittura scioccante… Le 28 Variazioni di Brahms sopra un tema di Paganini hanno trovato nell’esecutore una lucentissima esaltazione.
– PAESE SERA

JOHANNES BRAHMS
Handel Variations
DECCA – Universal 2011

Esecuzioni non solamente impeccabili, quelle di Restani, in un campo dove esistono numerosissimi, temibili esempi di confronto, ma sorrette da una completa assimilazione stilistica della storia dell’interpretazione brahmsiana e arricchite da idee personali di gusto sempre squisito. Ho apprezzato particolarmente certi particolari dell’op. 9 uno dei “set” meno eseguiti in un concerto, lo sfoggio di cantabilità nell’op. 21 n. 1, dove sono certo che Restani ha interiorizzato una mitica esecuzione di Edwin Fischer, la gioiosa vitalità dell’op. 21 n. 2, anch’esso luogo brahmsiano tra i più ingiustamente trascurati, per non parlare della scioltezza e precisione meccanica del lungo pedale in ottave che porta la fuga dell’op. 24 a momenti di esaltata concitazione, un luogo dove tutti i pianisti rallentano un po’ e (dal vivo) arrancano alquanto. Restani aggiunge come bonus uno degli studi scritti da Brahms su soggetti che già allora erano dei classici del romanticismo pianistico, in questo caso l’Improvviso in mi bemolle op. 90 n. 2 di Schubert, dove Brahms opera un’inversione dei ruoli tra le due mani, anticipando i giochi diabolici di Godowsky. Una curiosità, oltretutto di attribuzione incerta, che si porrebbe logicamente accanto alle trascrizioni dello stesso genere che il musicista aveva operato sul finale della prima Sonata di Weber o sulla Ciaccona di Bach.
– CLASSIC VOICE

Paolo Restani completa il suo Excursus nel repertorio delle variazioni pianistiche brahmsiane. Dopo le Brahms-Paganini ecco le Brahms-Handel, affrontate con la consueta spavalderia virtuosistica. L’elenco delle prodezze tecniche compiute da Restani è molto lungo, dalle ottave delle Variazioni n. 4 e 25 fino alle scale robuste e vigorose delle Variazioni n.24; impressionano le variazione n. 14 (ottave spezzate alla mano sinistra e doppie seste alla destra) e n. 15, con la mano destra impegnata alternativamente in doppie terze e doppie seste.
Risolte splendidamente sul piano del virtuosismo e della lucentezza delle sonorità, lucide come una lama d’acciaio sono queste Brahms-Handel lo sono molto meno su quello dell’eleganza e della tenuta dell’insieme. Il suono di Restani è sempre corposo e definito, come un disegno dai contorni ben in rilievo.
– MUSICA

JOHANNES BRAHMS, ROBERT SCHUMANN
Quintetti
DECCA – Universal 2011

Due capolavori assoluti della letteratura per quintetto con pianoforte. Forse è proprio col Quintetto op. 34 che Brahms sigla la sua pagina cameristica più alta. Il raggiungimento di tanta perfezione, però, fu frutto di una tormentata genesi: iniziato nel 1861, il lavoro fu soggetto a molte metamorfosi, sopratutto d’organico, e solo quattro anni dopo raggiunse la sua forma definitiva: raro miracolo di equilibrio strutturale del quale beneficiano sia i colori sia le linee melodiche. Considerato l’atto di nascita del Romanticismo cameristico, il Quintetto op. 44 d Schumann, che vide la luce diciott’anni prima di quello di Brahms, fu anch’esso oggetto di una laboriosa gestazione. L’opera è un modello di dinamismo e di freschezza che sposa il rigore stilistico del quartetto alla fantasia immaginativa, alla ricchezza e alla libertà concertante della scrittura pianistica di Schumann. Pietra miliare della musica da camera, i suoi quattro tempi sono pensati come un inarrestabile cammino verso il finale, dove la lunga elaborazione del microcosmo tematico raggiunge la sua pienezza. Due pagine tanto fondamentali e impegnative sono spesso oggetto di interpretazioni improntate a una certa grandiosità, ambiziose di diventare le definitive. Atteggiamento estraneo sia ai quattro archi scaligeri sia a Paolo Restani che ne danno una lettura di grande eleganza formale, sì, ma avvincente e all’insegna di una spigliata vitalità.
– CLASSIC VOICE

Chi li ha ascoltati suonare insieme lo sa (è accaduto ad aprile alla Scala) e chi li conosce separatamente se lo augurava: il pianoforte denso e immaginifico, coi grandi autori romantici nel proprio dna, di Paolo Restani prima o poi doveva incontrare il Quartetto della Scala, nelle cui corde (metaforiche e reali) c’è la cantabilità del melodramma e la ricchezza timbrica del repertorio sinfonico. E’ accaduto in questo disco, bello e di grande impatto emotivo, dedicato alla musica sublime del Quintetto per pianoforte e archi in fa minore op. 34 di Brahms accostata al Quintetto in mi bemolle maggiore op. 44 di Schumann. Entrambi gli autori erano poco più che trentenni quando, nella prima metà degli anni Sessanta dell’Ottocento, il compositore amburghese elaborò non senza rifacimenti e migliorie l’op. 34, e quando l’artista di Zwickau, nel 1842, portò a termine il componimento op. 44. Entrambi amavano la stessa donna, Clara Schumann, formidabile pianista, severa consigliera e musa ispiratrice. Ed entrambi, per diverse vie, ricercarono un’inedita fusione nell’organico volto a evocare una spazialità quasi orchestrale nel quattro archi drammatizzata dal ruolo del pianoforte (soprattutto in Brahms) di ideale concezione concertante.
L’interpretazione è qui cameristica nel senso più nobile del termine: forgiano la musica insieme i cinque strumentisti, con una comune tensione collettiva e un’impressionante avvolgenza polifonica che li rende un corpo sonoro unico ora spiritato, ora dialettico, ora misterioso e arcano. Bravissimi.
– AMADEUS

JOHN FIELD
Integrale dei Concerti per pianoforte e orchestra
Brilliant Classics 2009

Un’edizione completa stupenda in 4 CD che riabilita e mette in risalto un pianista e compositore che, ai suoi tempi, nel primo quarto del diciannovesimo secolo, rappresentava la perfezione. Chopin era orgoglioso di essere paragonato a lui e non vi è stato un grande ed illustre pianista che non si sia sottratto ad avvicinarsi alla sua grazia, ai suoi colori, al suo tocco. Paolo Restani e Marco Guidarini uniti per enfatizzare la gioia sfacettata del maestro del clavicembalo prima di Chopin, così come la sua anima, il suo lato Haydniano e la sua nobiltà spirituale.
– www.cdclassiquenews.com

Questo tono di narrazione è molto ben restituito dal pianoforte di Paolo Restani: nella spontaneità e chiarezza adamantina della dizione, priva di affettazione sentimentalista e di quegli artifici retorici che renderebbero stucchevole il “racconto”, ritroviamo intatta la freschezza di questa musica: la capacità di unire virtuosismo trascendentale ed eleganza del tocco fa di Restani un interprete ideale per Field, il quale viene ricordato nelle cronache dell’epoca come come un pianista nobile nella dizione pianistica, espressivo e delicato nelle frasi cantabili, di scuola pianistica solidissima (come ricordava l’austero Friederich Wieck, padre di Clare Schumann) ma anche e soprattutto pieno di charme nei colori. L’Orchestra Philarmonique de Nice è ben condotta da Guidarini, che esalta i contrasti emotivi di questa musica senza eccedere (gli scarti di tempo ad esempio sono molto ben calibrati), ed evitando così di accentuare alcun sbilanciamenti strutturali legati alla tecnica a pannelli usata da Field. Un curioso esempio di eccentricità strutturale fieldana è proprio il Quinto Concerto, che ha un primo movimento lungo quasi il doppio della somma dei due movimenti successivi: e da qui capiamo che per Field il Concerto è poco più di un contenitore che egli riempie di contenuti fantasiosi, senza preoccuparsi eccessivamente dell’organicità. Del resto, anche se ciò apparentemente rappresenta un limite, va detto che la varietas e l’imprevedibilità di questi Concerti mandavano spesso in delirio i pubblici di tutta Europa. La curiosità di questo Concerto sta anche nel titolo “L’incendie par l’Orage” (“L’incendio provocato dalla tempesta”), che determina una evocazione programmatica quasi pre-lisztiana: abbiamo quindi una sorta di “quiete prima della tempesta”, resa dagli interpreti con serenità olimpica, e poi – più che una tempesta beethoveniana – l’evocazione della catastrofe suscitata dalla tempesta (ossia l’incendio). Al ritorno della calma ci accorgiamo che per Field tutto è un gioco, anche se certo un gioco molto serio. I cambi di atmosfera quasi ciclotimici alla fine approdano quasi sempre a una ammirevole serenità di fondo che è anche il sentimento con cui togliamo questo cd dal lettore, riconciliati con le bizzarrie del mondo.
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A 160 anni dalla morte di Chopin, un nuovo album con le musiche di John Field sembra totalmente appropriato. Anche se oggigiorno si tende a considerarlo esclusivamente come il creatore del notturno, molto prima che Chopin si appropriasse di questo tipo di composizione, a quell’epoca Field aveva già grande fama di artista e compositore e in quanto tale era preferito da molti allo stesso Chopin. Oggi a lui non è dedicata nemmeno una voce all’interno del Gramophone Guide.[…] Scontato il paragone tra i CD di etichetta Brilliant Classics e il set della Classic Chandos con il pianoforte di Míceál O’Rurke, l’orchestra London Mozart Players diretta da Mathias Bamert …Ho ascoltato i 4 CD della Brilliant in quattro sere senza fare paragoni, e ne sono rimasto soddisfatto sotto ogni aspetto: solista, orchestra, direzione e incisione. Sicuramente non devono essere ascoltati in una sola sera. Ho ascoltato con particolare attenzione il Second Concerto, il quale, come nota Em Mashall, venne molto apprezzato dai contemporanei di Field e venne definito da Schumann “divinamente stupendo”.[…]. Sono sicuro che se Schumann ascoltasse i CD della Brilliant Classics il suo grado di apprezzamento rimarrebbe invariato. Il notturno del secondo movimento Poco Adagio, come viene qui interpretato, è particolarmente bello, nonostante l’artista resista alla tentazione di provocare eccessivamente emozioni, ed entrambe le parti del Moderato Innocente sono eseguite eccezionalmente. […].
Il set della Brilliant ci permette di ascoltare della bellissima musica, ingiustamente trascurata.
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E ci rende davvero felici la proposta di una raccolta integrale, dal valore inestimabile, dei concerti di Field, dei quali, per quanto mi risulti, esiste sul mercato solo la versione di O’Rurke per la casa discografica Chandos. A parte il grande valore editoriale (la vasta produzione per pianoforte del primo Ottocento deve ancora essere riscoperta e il ruolo di Field è ben noto perlomeno ai conoscitori di Chopin), è qui possibile ammirare il primo cambio di registro attuato da Restani nel passaggio dal pianismo d’acciaio di Brahms al dolce, elegante e vivace stile di Field. I concerti sono tutti ugualmente piacevoli da ascoltare e bastano pochi minuti per sentirsi nella Londra di Clementi oppure nella San Pietroburgo degli anni compresi tra il 1810 e il 1820, quando Field poté incontrare personalità quali Hummel, Steibelt, Glinka, Puškin e Mickiewicz.
– CLASSIC VOICE

L’irlandese John Field è noto soprattutto per aver inventato il genere pianistico del Notturno, che Chopin portò ai massimi fasti. Field fu un geniale sperimentatore a tutto campo: il suo linguaggio sintetizza con assoluta libertà elementi del classicismo, nuovi impulsi Sturm und Drang, melodie popolari di ispirazione celtica, danze di varia origine, richiami operistici e orientalismi. La ricchezza del mondo fieldiano è restituita in modo mirabile da Marco Guidarini e l’Orchestra Philarmonique de Nice. Un elogio speciale merita il solista Paolo Restani, che coniuga con perfetto equilibrio virtuosismo trascendentale ed elegante morbidezza del suono.
– MILANO FINANZA

Ricordo molto bene il giovanissimo Paolo Restani interprete del secondo concerto di Liszt a Milano nell’84 e poco dopo ancora nella stessa città in un paio di recital a sfondo decisamente virtuosistico. Sono passati molti anni e Restani si è nel frattempo costruito una buona carriera che è passata attraverso le collaborazioni prestigiose con Muti e ora è giunta all’incarico di una integrale brahmsiana per la Decca. Nelle Variazioni-Paganini si ammira senz’altro la maestria tecnica del quarantatreenne pianista e la bella qualità del suono un pò troppo elaborato dai tecnici della casa discografica. Ma il momento più interessante del disco risiede a parere mio nei cinque difficili studi condotti da Brahms su originali di Bach, Weber e Chopin, pochissimo eseguiti per la loro difficoltà e scomodità. Non esiste oggi probabilmente incisione più autorevole di questa.
Su tutt’altro versante, ringraziamo ancora una volta la Brilliant, casa discografica che si segnala per una politica editoriale ed economica che non ha oggi paragoni sul mercato e che riesce sempre a cogliere nel segno sia nel campo delle pubblicazioni “storiche” sia in quello delle nuove edizioni di repertorio importante ma molto poco coltivato. E lo facciamo volentieri per questa proposta di una integrale davvero preziosa dei concerti di Field, che a quanto pare mi risulta esiste in commercio solamente nella esecuzione da parte di O’Rourke per la Chandos. A parte il valore editoriale elevatissimo (la sterminata produzione pianistica del primo ’800 è ancora tutta da riscoprire e il ruolo di Field è ben noto se non altro a chi si è occupato di Chopin), si ammira qui innanzi tutto il “cambio di registro” operato da Restani nel passaggio dal pianismo “d’acciaio” di Brahms a quello dolcissimo, aggraziato, brillante di Field. I concerti sono tutti di piacevolissimo ascolto ed è sufficiente qualche minuto per sentirci trasportati nella Londra di Clementi o nella San Pietroburgo degli anni tra il 1810 e il 1820, quando Field poteva incontrare personalità del calibro di Hummel, Steibelt, Glinka, Pushkin e Mickiewicz.
– PIANOTIME

JOHANNES BRAHMS
Piano Variations
DECCA – Universal 2010

Paolo Restani è un virtuoso di razza, pronto a buttarsi a capofitto nei passi più complicati con la consapevolezza di avere dei mezzi tecnici assolutamente fuori dal comune per quanto riguarda il volume di suono nella velocità, l’incisività del tocco e la resistenza fisica. Il tour de force virtuosistico dei due quaderni brahmsiani delle Variazioni su un tema di Paganini viene affrontato in chiave agonistica e spettacolare: sonorità ampie e robuste, stacchi di tempo estremi, già nell’esposizione del tema, nonostante il “non troppo presto” prescritto da Brahms.
Spiccano le variazioni più scopertamente orchestrali, come quella conclusiva del primo quaderno, trasformata in un vero e proprio diluvio virtuosistico, oppure la decima variazione del secondo quaderno.
Potenza e velocità sono portate all’estremo, e sostenute da un suono sempre incisivo anche se monocorde nella sua natura percussiva. Le doppie ottave sono quasi esagerate per la velocità dell’esecuzione e la chiarezza, sui salti non si avverte la minima esitazione, la sesta variazione del secondo quaderno, nella quale i rimandi alla tecnica violinistica sono espliciti, è un miracolo mimetico. Sono le stesse caratteristiche presenti nelle interpretazioni delle trascrizioni “difficoltate” di pagine di Chopin, Weber e Bach (dalla Sonata n. 1 in Sol minore per violino solo), esercizi di virtuosismo quasi impossibile, pagine con le quali Restani va letteralmente a nozze.
C’è da dire che a differenza di altri virtuosi puri Restani esibisce un fraseggio particolarmente sensuale, come dimostrano le lunghe campate della seconda variazione del secondo quaderno e come dimostra il Tema e variazione dal Sestetto op. 18 (la trascrizione pianistica dell’Andante, ma Moderato, sempre che di trascrizione si tratti e non di una versione preparatoria, è opera dello stesso Brahms): il limite, anche in questo caso, è una certa povertà timbrica, con i suoni che si spengono e Paolo Restani sembra esserne uno dei rari, affascinanti esponenti. A dimostrarlo i suoi programmi: cicli fisicamente massacranti proposti in recital senza sconti (cioè integrali), vedi i 12 Studi trascendentali di Liszt, i Preludi di Rachmaninov, o anche lo sempre troppo presto.
Superba,infine, è la l’interpretazione della Ciaccona bachiana trascritta da Brahms per la sola mano sinistra, già apparsa nel recedente CD di Restani per la Decca (cfr. n. 208 di MUSICA) nella quale il virtuosismo si accompagna a una severità austera e molto suggestiva.
– MUSICA

L’ultimo dei virtuosi. Di quelli davvero bravi, dotati di una tecnica tanto salda quanto spettacolare e nutrita di una accesa immaginazione poetica. Di virtuosi così sta finendo la scorta (già magra ultimamente), lo scorso disco Decca incentrato su una serie di trascrizioni d’autore tutte per la sola mano sinistra. E adesso questo cd: l’anima più “pianistica” del Brahms-pianista. Ovvero: si sa che il compositore di Amburgo usava la tastiera come un diario: la terra più sicura e a lui conosciuta per preparare lo sconfinamento in altri spazi pluristrumentali, per annotare le idee più intimistiche e anche per allenare e rafforzare le sue dita di virtuoso. Brahms amava il pianoforte, tanto da sistemargli addosso anche musiche nate per altri strumenti ove tornano tutte le componenti citate poc’anzi: questo acrobatico disco ne è la conferma: un inno all’esplorazione tecnico-timbrica della tastiera nelle 28 immaginifiche Variazioni sul tema del famoso Capriccio in la minore n. 24 di Paganini, associate alla traduzione pianistica del secondo movimento del Sestetto n. 1 op. 18 (ma sembra questa la stesura originaria!) e alle “reinvenzioni” da Chopin, Weber e Bach coronate dall’imponetene Ciaccona: con la sinistra, solitaria, che sfida tutto il violinismo possibile in assorta meditazione.
– AMADEUS

La discografia di Paolo Restani dice molto sulle sue peculiarità di interprete: oltre a Skrjabin, Bartòk, Saint-Saens, Casella, ha inciso i Preludi di Rachmaninov e gli Studi trascendentali di Liszt, lavori che, come quelli che stiamo presentando, richiedono una bravura fuori dal comune. Questo nuovo disco, inciso nel 2008, comprende i due libri delle Variazioni su un tema di Paganini, trascrizioni da Chopin, Weber e Bach oltre alla famosa Ciaccona per violino che Brahms arrangiò per la mano sinistra: si tratta del primo CD di un’integrale dedicata all’opera pianistica di Brahms. L’esecuzione privilegia l’aspetto tecnico, che Restani colloca in primo piano nelle rielaborazioni degli autori romantici ma sopratutto nelle Variazioni da Paganini, con tempi mediamente più tranquilli a quelli di un virtuoso come Thibaudet (Decca). Nell’insieme, però, la sua lettura restituisce il gioco di chiaro-scuro di questo grandioso polittico: ad esempio nella sesta variazione presenta le frasi con grande respiro, nella 12 pone in primo piano la cantabilità; ancora, nella seconda (libro II) propone una esecuzione con molto rubato, ritmicamente libera. Nella Ciaccona da Bach, Restani poteva orientarsi tra una lettura di tipo ottocentesco o al contrario più vicina a Bach: la chiarezza della scrittura, l’uso di un suono netto e spesso non legato, il modo in cui presenta le frasi sembrano volerci avvicinare a Bach, nonostante l’impiego dei crescendo previsti da Brahms, che peraltro evidenziano il percorso della composizione
– AUDIO REWIEW

Nelle Variazioni su un tema di Paganini è sicuramente ammirevole la maestria tecnica del pianista quarantenne così come la qualità del meraviglioso suono, che è stato elaborato in modo forse eccessivo dai tecnici della casa discografica. Ma l’elemento più interessante dell’album risiede, a mio parere, nei cinque complessi Studi di Brahms su composizioni originali di Bach, Weber e Chopin, raramente eseguite per via della difficoltà e problematicità che la loro stessa esecuzione comporta. Ad oggi, non vi è probabilmente un album più autorevole di questo.
– CLASSIC VOICE

AMAZING PIANO
Music for the left hand
DECCA – Universal 2009

Si possono fare molte cose con la sola mano sinistra: perfino suonare il pianoforte. Lo dimostra Paolo Restani in Amazing Piano: un Cd della Decca che non è una semplice curiosità.
Chi ricorda il Concerto in re maggiore scritto da Maurice Ravel per consentire all’amico pianista Paul Wittgenstein, mutilato del braccio destro, di proseguire la carriera e pensa che sia l’unico brano del genere, si sbaglia di grosso.
Nel Cd si ascoltano e apprezzano una versione della straordinaria Ciaccona di Bach elaborata da Brahms, gli affascinanti sei Studi op. 135 di Saint Saens, uno Studio di Chopin trascritto da Godowsky. E altre composizioni dello stesso Godowsky, di Bartòk, di Skriabin e di Liszt. Un programma decisamente originale.
E ciò che stupisce e affascina, in Amazing Piano, è la varietà delle difficoltà tecniche e dei registri espressivi ugualmente offerti dallo strumento: melodie, ritmi, virtuosismi, ricchezze timbriche e armoniche sono prodotte con una sola mano. Grazie, ovviamente, alla bravura di Restani: senza dimenticare l’ispirazione di autori ai quali non viene mai meno il guizzo di genio capace di stupire.
– FAMIGLIA CRISTIANA

Aveva sedici anni quando un mito come Francesco Siciliani lo fece debuttare con successo a Santa Cecilia, oggi Paolo Restani è un pianista quarantenne riconosciuto a livello internazionale capace di stupire, come fa con il suo ultimo cd “Amazing piano”, pubblicato dalla Decca che contiene tutte musiche di grandi autori, da Bach a Bartok, scritte o trascritte per la sola mano sinistra.
“La scommessa è cercare di ottenere con una sola mano, per di più la sinistra, lo stesso effetto che si avrebbe suonando normalmente con due mani”, spiega il musicista a proposito della sua sfida virtuosistica che il critico Piero Rattalino, nella presentazione del disco, definisce “luceferina superbia”.
Un maligno potrebbe allora pensare che si tratti della risposta di Restani a un celebre insegnamento del suo grande maestro a Napoli, Vincenzo Vitale “E’ inutile che gli interpreti si diano tante arie, tanto la musica non l’hanno scritta loro”. A cinque anni dal suo debutto alla Scala con la Filarmonica del teatro diretta da Riccardo Muti, questo disco è un momento di arrivo, un gioco, una dimostrazione di abilità, ma senza cedere al facile e l’esibizione pura, perché l’interpretazione conserva un senso e una sensibilità, anche se non quella che lo ha fatto paragonare in Germania a Vladimir Horowitz “per il timbro, la ricchezza del colore, la chiarezza della melodia”, come si lesse nel 1996 sull’ Allgemeine Zeitung dopo un recital a Francoforte dedicato a Chopin.
Un pianista completo e versatile, pronto a collaborare con ogni altra forma d’arte, ha accompagnato una danzatrice come Carla Fracci o un attore come Enrico Maria Salerno. Amante dei recital solistici, ma non meno della musica da camera, per cui ha lavorato col Quartetto Fonè e il Quartetto David, non rinuncia a suonare con l’orchestra per sentirsi parte di un grande complesso. In questo particolare cd si nota, tra l’altro la trascrizione di Brahms della celebre Ciaccona di Bach, tenendo conto della limitazione di mezzi dell’originale per violino solo: “Mano sinistra sola, perciò trascrizione senza fronzoli e trasporto di tutto il tessuto un’ottava sotto, in modo da recuperare sul pianoforte l’effetto sonoro del registro basso del violino”, come annota Rattalino. Da notare poi, dagli Studi sopra gli studi di Chopin op. 10 di Godowsky, il numero sei, che vanno assieme a un Preludio e un notturno di Skriabin, il Lied Ungarns Gott di Liszt e uno Studio di Bartok, per citare i punti principiali del programma.
A proposito delle sue interpretazioni, Restani confessa che se ha suonato Brahms vorrebbe trovare nelle critiche di aver suonato con abbandono, se Liszt con fantasia, “ma la cosa che amo di più è sentire il pubblico vicino a me mentre suono: questo ripaga di ogni sforzo e dà una grande carica”.
Il pianista più volte ha lamentato di essersi perso la propria adolescenza per troppa disciplina: “L’arte dei suoni era troppo importante e non lasciava spazio per tante altre cose, di cui sentirò la mancanza per tutta la vita”, e così aggiunge: “Per questo oggi la musica non è al primo posto, per me, ma ai primi posti, assieme con gli amici, i sentimenti, la vita insomma, senza fare gerarchie”.
– ARCHIVIO LA NUOVA SARDEGNA

Interprete da sempre votato alla sfida virtuosistica Paolo Restani concentra questa volta la tensione affidandosi alla sola mano sinistra e ripercorrendo il singolare itinerario che è andato creandosi lungo questa strada eccentrica, dove si intrecciano motivazioni contrastanti, da quelle didattiche a quelle, appunto, istigate dal confronto estremo, spesso legate, vedi il caso Wittgenstein, alla dolorosa necessità. Ragioni che Restani mostra di comprendere a fondo nella traduzione sonora cogliendo di ognuno degli autori lo spirito racchiuso nella scelta privativa, dall’ascetica reductio ad unum operata da Brahms con la Cioccona bachiana, alle alle raffinate stilizzazioni baroccheggianti di Saint- Saens fino ai sottili deliri romantici di Scriabian, alla stupefacente artificiosità di Godowsky e alla determinazione spericolata del giovanile Studio bartokiano
– CLASSIC VOICE

Se si ascoltasse questo cd ignorandone il contenuto, probabilmente nessuno immaginerebbe che il pianista sta impiegando la sola mano sinistra. La destra non esiste in queste spettacolari musiche firmate Bach-Brahms, Chopin-Godowishy, Skriabin, Liszt, Saint Saens (il ciclo dei 6 Studi op.135), Bartok, Godowsky e Sancan. Laddove compare il doppio nome vuol dire che si tratta di una trascrizione: Brahms ha riportato sul pianoforte la Ciaccona di Bach (il più celebre brano violinistico delle Sonate e partite) impiantandola nel registro basso della tastiera, con una idea di purezza che l’uso di una unica mano esalta nel nitore e nella “semplicità” (da non confondere con facilità: non si sacrifica nulla dell’originale polifonia). Con l’accoppiata di Chopin-Godowsky inizia un lavoro a dir poco ingrato per la povera sinistra: la metamorfosi è completa (sembrano dieci dita, non una di meno) e lo Studio op. 10 n. 6 conclama una dimensione “impressionistica” che nella scrittura chopiniana è solo allusa. Sono tutti pezzi di grande fascino, poco conosciuti (altro pregio del cd), fra i quali il Preludio e il Notturno di Skriabin mandano letteralmente a spasso per la tastiera la mano del pianista come fosse quella di un prodigioso giocoliere. In questo caso Paolo Restani: musicista acuto, dal tocco cangiante, mai mieloso, che qui si cimenta in tanti quadri riuscendo a farli vivere tutti di un loro rigore e di una intensa poesia stilistica. Tecnicamente poi è meraviglia: basti dire che ci si scorda che all’opera c’è una mano soltanto.
– AMADEUS

Fra le “grandi sorelle” della discografia classica – Deutsche Grammophon/Philips/Decca, prima insieme come Polygram poi, dal 1998, come Unversal – la Decca è l’unica che stia perseguendo una politica di investimento su interpreti giovani, spesso bravissimi ma trascurati dalle leggi dello star.system. Mirco Gratton, responsabile della Decca Italana, lo sta facendo in particolare con attenzione verso una nuova generazione di pianisti molto interessanti, impegnati in programmi che assicurano loro la possibilità di emergere anche sul mercato internazionale. E’ il caso di Paolo Restani, che arriva alla Decca poco più che quarantenne ma che già da tempo svolge una carriera concertistica di prim’ordine con una predizione per il repertorio romantico otto e novecentesco.
La sicurezza tecnica di Restani è la premessa indispensabile per un programma di recital che, sotto il titolo un po’ civettuolo, raggruppa brani scritti per la sola mano sinistra: dalla trascrizione della Ciaccona di Bach realizzata da Brahms a uno studio di Bartòk, passando per Liszt (Ungams Golt), Skriabin (Preludio e Notturno op. 9, nn. 1 e 2), Saint-Saens (Sei studi op. 135), oltre che per le composizioni di pianisti come Leopold Godoksky (“Meditation”, “Etude Macabre”, Studio sullo Studio op. 10 n. 6 di Chopin) e Pierre Sancan (“Caprice Romantique”). La sfida è quella di sfruttare una sola mano per dare l’illusione che a suonare siano due. Di qui l’impegno e la difficoltà virtuosistica, ma anche il bisogno di andare oltre l’aspetto tecnico trovando in quei brani anche una ragione poetica. Restani la restituisce con gusto e finezza, dando spessore estetico a quella che, altrimenti, potrebbe apparire sola una curiosità.
Registrazione pulita e brillante, timbrica non eccelsa.
– CLASSICA

Prima che Paul Wittgenstein, mutilato della mano destra, commissionasse a Ravel, Prokofiev e Strauss dei pezzi diventati famosi, la lettura pianistica per la mano sinistra era limitatissima, quindi ognuno dei pezzi inclusi in questo cd è un caso eccezionale. Alcuni rispondono a finalità artistiche particolarmente rare ed elevate, come la trascrizione di Brahms della Ciaccona per violino solo di Bach, altri lanciano una sfida ai limiti umani, come gli Studi sopra gli Studi di Chopin di Godowsky, di cui Restani esegue quello tratto dall’op. 10 n. 6, affiancandolo ad altri due pezzi di quest’autore, tra cui il diabolico Etude macabre. Skrjabin in Preludio e Notturno op. 9 riunisce il caso Wittgenstein (una tendinite aveva privato il compositore dell’uso della destra, per fortuna temperaneamente) e il caso di Godowsky (difficoltà tecniche trascendentali, che ottengono effetti tali da rendere difficile convincersi che il pianista stia usando una sola mano). Ungarns Gott rivela l’impronta geniale di Liszt, il giovanile Studio di Quattro pezzi BB 27 di Bartok consiste in un ampio e serioso primo movimento di sonata, i Sei studi op. 135 di Saint-Saens sono in realtà una raffinata suite neobarocca. Oltre a una tecnica superlativa – cioè agilità ma anche perfetto controllo d’ogni sfumatura del suono – Paolo Restani ha un acuto e versatile talento d’interprete, che fa sì che questo cd non sia soltanto una dimostrazione di virtuosismo ma anche e sopratutto un’interessantissima serie di pezzi talvolta geniali, talvolta solamente curiosi, ma anche affascinanti.
– FEDELTA’ DEL SUONO

Il virtuosismo spesso e volentieri si coniuga con l’esplosione sonora, unendo la bravura e la padronanza tecnica, al desiderio da parte del compositore di ottenere qualcosa di diverso, aprendo nuovi sentieri alla pratica musicale. Per ciò che riguarda la letteratura pianistica uno di questi sentieri è sicuramente rappresentato dalle composizioni create per la sola mano sinistra. Un genere, questo, non molto conosciuto e praticato dagli stessi interpreti (uno dei pochi specialisti, a tale proposito, è sicuramente l’americano Leon Fleisher, il quale volle approfondire le composizioni pianistiche per sola mano sinistra dopo essere stato colpito, nel 1962, da una distonia focale alla mano destra).
Non c’è, quindi, da restare stupiti se furono diversi i compositori che ebbero modo di creare spartiti e partiture concertistiche riservate alla sola mano sinistra e, soprattutto, non si deve credere che tali composizioni furono scritte soltanto per venire incontro a interpreti menomati alla mano destra, come fu nel caso del celebre pianista Paul Wittgenstein, fratello dell’altrettanto celebre filosofo austriaco Ludwig. Per rendersi conto della varietà e della feconda creatività musicale per questo genere è sufficiente ascoltare l’interessante compact disc pubblicato dalla Decca, nel quale il giovane e brillante pianista italiano Paolo Restani presenta alcune composizioni dedicate, appunto, alla mano sinistra.
Si va dalla Ciaccona di Bach trascritta da Brahms ai Sei studi op. 135 di Camille Saint-Saens alla “Meditation” di Leopold Godowsky, da uno Studio di Bèla Bartòk a due composizioni di Aleksander Skrjabin. Un repertorio, quello, scelto dal pianista, decisamente virtuosistico, in cui abbondano le insidie tecniche (come nel caso di quel trascrittore “impossibile” che fu Godowsky), ma che vengono affrontate con sicurezza e una capacità di lettura da parte di Restani che non ammettono replica. D’altronde, questo pianista, allievo di Vincenzo Vitale, è abituato ad affrontare le pareti di sesto grado della letteratura pianistica (a cominciare, tanto per fare un esempio, dai monumentali dodici Studi trascendentali di Liszt)
– MUSICA CLASSICA

Per rendersi conto della varietà e della feconda creatività musicale per questo genere è sufficiente ascoltare l’interessante compact disc pubblicato dalla Decca, nel quale il giovane e brillante pianista italiano Paolo Restani presenta alcune composizioni dedicate, appunto, alla mano sinistra.
Si va dalla Ciaccona di Bach trascritta da Brahms ai Sei studi op. 135 di Camille Saint-Saens alla “Meditation” di Leopold Godowsky, da uno Studio di Béla Bartók a due composizioni di Aleksander Skrjabin. Un repertorio, quello, scelto dal pianista, decisamente virtuosistico, in cui abbondano le insidie tecniche (come nel caso di quel trascrittore “impossibile” che fu Godowsky), ma che vengono affrontate con sicurezza e una capacità di lettura da parte di Restani che non ammettono replica. D’altronde, questo pianista, allievo di Vincenzo Vitale, è abituato ad affrontare le pareti di sesto grado della letteratura pianistica (a cominciare, tanto per fare un esempio, dai monumentali dodici Studi trascendentali di Liszt). Precisione, fluidità nel fraseggio (a tal proposito basti ascoltare Meditation di Godovskij e il Notturno di Skrjabin), timbro granitico. Consapevole di queste peculirità tecniche, Restani si cimenta in un recital unico e formidabile, nel quale, ad un primo ascolto, si direbbe che a suonare sono dieci dita. Un album consigiliato specialmente a coloro che desiderano approfondire l’ascolto di concerti per pianoforte per sola mano sinistra, cominciando da quello di Ravel o dal Concerto n.4 di Prokof’ev.
– MUSICA CLASSICA

In molte culture la sinistra era considerata la mano del diavolo. E c’è qualcosa di “diabolico” nella sfida lanciata da Paolo Restani, talentuoso pianista acclamato nelle sale concertistiche di tutto il mondo, nel suo nuovo cd Amazing piano pubblicato da Decca interamente dedicato a musiche di grandi autori, da Bach a Bartòk, scritte o trascritte per la sola mano sinistra.
“La scommessa” racconta Restani “ è cercare di ottenere con una sola mano lo stesso effetto che si
avrebbe con due”. Fatto ancora più impervio se la mano, delle due, è quella più debole. La sfida è tecnica ed espressiva (e, va detto, per motivi visivi si apprezza al pieno nell’esecuzione dal vivo): la scrittura richiede che lo stesso arto esegua in contemporanea canto e accompagnamento in un illusionistico gioco polifonico che costringe la mano a dislocarsi in più regioni della tastiera.
Non si può barare. Si esce vincitori solo se si possiede tecnica sopraffina, virtuosistica dipendenza di ogni singolo dito e sensibilità interpretativa.
Il repertorio pianistico per la sola mano sinistra è articolato ma non vastissimo. I brani più noti sono i concerti per pianoforte e orchestra commissionati ad autori come Ravel, Britten, Hindemith e Prokofiev da Paul Wittgenstein (fratello maggiore del filosofo Ludwig) che aveva perso il braccio destro durante la Prima guerra mondiale. Qui Restani affronta invece il “lato sinistro” del pianoforte nella versione da camera. Si va dall’asciutta e ossequente trascrizione di Joahnnes Brahms della Ciaccona per violino di solo di Bach al pianismo “barbaro” di Bartòk passando per i funambolici brani di Leopold Godowsky, tra i più acclamati virtuosi tra Otto e Novecento autore di una serie di Studi che moltiplicano le già alte difficoltà degli Studi chopiniani, Ungarns Gott di Franz Liszt nella versione per mano sinistra del 1881, i brillanti Sei Studi di Camille Saint-Saens. Vette espressive del programma sono però i celebri Preludio e il Notturno opera 9 di Aleksander Skrjabin, capolavori in cui il virtuosismo è nascosto sotto una struggente cantabilità.
Il pianista quarantenne, allievo a Napoli di Vincenzo Vitale, affronta la sfida al “diabolus in musica” con orgoglio ma con la giusta misura: ”Ho perso la mia adolescenza per troppa disciplina (ha debuttato a 16 anni a Santa Cecilia ndr): l’arte dei suoni era troppo importante e non lasciava spazio per tante altre cose, di cui sentirò la mancanza per tutta la vita. Per questo” aggiunge “oggi la musica non è al primo posto, per me, ma ai primi posti, assieme con gli amici, i sentimenti. La vita , insomma, senza fare gerarchie.
– AVVENIRE

Il pianista Paolo Restani ha firmato un contratto con Decca (Universal) e ha realizzato un cd dedicato a brani pianistici per la sola mano sinistra di Skriabin, Saint-Saens, Bartok, Liszt, Brahms, Godowski, Sancan. E sta preparando la registrazione dell’integrale per pianoforte solo di Johannes Brahms. Il cd appena uscito in tutti i migliori negozi di dischi, dal titolo “Amazing Piano”, è tanto curioso quanto interessante perché affronta un repertorio molto particolare, ovvero brani scritti per la sola mano sinistra. Sembrerebbe un controsenso quello di limitare la possibilità tecnico-espressiva ad una sola mano ma questa scelta trova due valide ragioni. La prima è generata da una necessità: infatti alcuni grandi pianisti del passato (Géza Zichy, Paul Wittgenstein, Otakar Hollmann) che rimasero vittima di incidenti ad una mano, chiesero ai compositori di scrivere brani per poter continuare la loro carriera concertista. La seconda è una motivazione virtuosistica: il riuscire ad ottenere con una sola mano l’effetto che si avrebbe con due é sinonimo di eccezionale bravura: Paolo Restani in questo cd raccoglie i brani più significativi di questo “spicchio” di letteratura pianistica regalandoci un recital entusiasmante. Paolo Restani, nato nel 1967, ha dato il suo primo recital a 12 anni. A soli 16 anni è invitato dal grande direttore artistico Siciliani a debuttare all’Accademia Nazionale di S. Cecilia a Roma dove ottiene uno straordinario successo.
In più di venticinque anni di carriera ha dato concerti in molti dei più importanti centri musicali del mondo. Questo rapporto con Decca è un fiore all’occhiello. “Certamente, è un contratto per diversi anni con una casa discografica prestigiosa: dobbiamo realizzare un grande progetto, l’integrale per pianoforte solo di Brahms in sette cd. Sono il terzo o quarto nella storia della musica ad affrontare tale programma, tra l’altro mai realizzato da un italiano”. Parlaci invece di “Amazing Piano”, il cd appena uscito in cui suoni con la sola mano sinistra. “Ho scelto brani pianistici non usuali, ma non è un repertorio acrobatico, la musica è bella e dopo un primo ascolto ci si dimentica che sto suonando con una sola mano.
– PRESS TODAY

Virtuoso di classe, apprezzato interprete di Studi Trascendentali di Liszt e degli Studi di Chopin, Paolo Restani gioca la carta a effetto del repertorio per sola la mano sinistra.
Questo repertorio, di moda ai tempi degli interpreti eroici del primo e del secondo Ottocento, ha avuto una seconda stagione d’oro tra le due Guerre Mondiali, quando sono nati capolavori assoluti come il Concerto in re maggiore di Ravel , composto intorno al 1930 per il pianista viennese Paul Wittgenstein, che aveva perso il braccio destro durante la Grande Guerra.
Il disco è molto rischioso, considerata l’assenza di dimensione visiva, in questo caso importante quanto la dimensione sonora. Con Restani, però, il gioco illusionistico funziona molto bene, sopratutto in pagine come lo Studio op. 10 n. 6 di Chopin riscritto da Godowski, una versione tremendamente difficile non soltanto perché affidata alla sola mano sinistra, ma anche per la presenza di nuove linee melodiche, in un raffinatissimo gioco di illusionismo sonoro: qui Restani è incantevole nel fraseggio e impiccabile nella resa virtuosistica. Impeccabile è anche nel complicato Caprice Romantique di Sancan e nel Preludio e nel Notturno di Scriabin, in un distillato di preziosi umori tardoromantici i cui morbidi profili melodici e languidi rubati non sono però resi con lo stesso abbandono e la stessa leggerezza di cui sono capaci interpreti quali Joaquin Achurro, i quali oltre ad essere dei virtuosi sono anche degli specialisti della miniatura pianistica da salotto.
E’ evidente che la forza di Restani è nel controllo della tastiera e non nella tavolozza timbrica, penalizzata in questo caso anche da una registrazione dal suono piuttosto asprigno. Però la Ciaccona di Bach/Brahms – molto pedalizzata – è austera come deve e l’asciuttezza timbrica dell’interpretazione degli Studi di Saint-Saens ne sottolinea bene il carattere artificioso e neo-barrocco.
Da apprezzare sotto ogni punto di vista sono le interpretazioni di Ungars Gott di Liszt e dell’ampio Studio (in realtà un vero e proprio tempo di sonata) di Bartòk: tocco incisivo e leonino, sonorità ferrigne e il piglio deciso di chi va dritto alla meta.
– MUSICA

ALFREDO CASELLA
Musiche per pianoforte e orchestra
Brilliant Classics 2008

Il compact disc in questione rappresenta effettivamente un’ottima occasione per introdurre un compositore quale Alfredo Casella (le cui opere non sono state ancora valorizzate, soprattutto in sede concertistica) a quanti desiderano apprezzare il suo raffinato e accattivante stile strumentale. In queste tre opere domina il pianoforte, che qui viene suonato da Paolo Restani, uno dei più interessanti e maggiormente apprezzati pianisti del nostro Paese, coadiuvato dal direttore Marzio Conti, alla guida della Filarmonica ‘900 del Teatro Regio di Torino.
Se “Scarlattiana” rappresenta un tipico esempio dell’inventiva neoclassica caselliana, un divertimento brillante, che riprende la grande tradizione musicale di Domenico Scarlatti alla luce di un’affettuosa e ammirata trasposizione moderna, sulla falsariga delle tematiche musicali applicate da Stravinskij nel suo “Pulcinella” (e qui sia Restani, sia l’orchestra torinese sfoderano un ottimo affiatamento, oltre a tratteggiare sapientemente le linee ironiche che traspaiono nel corso dell’intera composizione), sono soprattutto le altre due opere a dover attirare maggiormente l’attenzione degli ascoltatori.
A cominciare dal poema sinfonico «A notte alta», un’opera che si pone nella produzione iniziale di Alfredo Casella e che risale al 1917 nella versione per solo pianoforte, e al 1921 nell’addattamento per piano e orchestra, quando il compositore torinese era ancora fortemente imbevuto dagli influssi delle composizioni sinfoniche di Richard Strauss e degli impressionisti francesi. Se l’opera inzia con un orecchio rivolto al «Notturno» dispiegato da Gustav Mahier nel primo tempo della sua Settima sinfonia, l’accrescere della tensione timbrica ci fa comprendere come Casella fosse rimasto particolarmente impressionato dal «Verklärte Nächte» di Schoenberg,
Anche l’ultima composizone presente nel cd in questione, il rapinoso «Triplo concerto», composto nel 1933 fu eseguito in prima assoluta a New York il 17 novembre dello stesso anno sotto la bacchetta del leggendario direttore austriaco Erich Kleiber, una pagina ammirevole della misconosciuta produzione caselliana. Partendo da una struttura tipicamente di «concerto grosso» di stampo barocco (anche qui la visione neoclassica non viene a mancare), il concerto ancora fortemente ancorato al linguaggio tonale, mette in rilievo spunti contrappuntistici che mirabilmente il compositore fa defluire in improvvisi scarti disarmonici, retaggio di quella poliarmonia di cui si è detto precedentemente.
– MUSICA CLASSICA

FRANZ LISZT
Douze Études d’exécution transcendante, Concert Etudes
Amadeus 2004

Un pianista. Ma di quelli che quando lo incontri non lo diementichi più. Per lui sempre Liszt, come dice il cd Studi Trascendentali, in edicola con il mensile Amadeus. Romantico Restani ama Chopin e Brahms. Anche se il biglietto da visita Liszt per ora lo colloca nella categoria dei virtuosi. Sensibile, colto, inquieto e inquietante, trasforma l’occasione in un rapinoso e poetico caleidoscopio emotivo.
– ELLE

Paolo Restani esegue i 12 Studi d’esecuzione trascendentale (Amadeus) di Liszt, avvalendosi di una tecnica di acciaio.
Un grande pianista consapevole di poter conquistare il pubblico con Liszt: la passione irrequieta espressa in una pioggia di note e accordi, un virtuosismo stupefacente, il rischio di compromettere il proprio futuro muovendosi per la tastiera, la capacità di dosare l’uso del pedale nell’esecuzione di un’armonia cangiante sono qualità che lo rendono sovrano, eroe ed intrattenitore. L’acuto musicista sa che Liszt è un esploratore nonché un profeta della musica moderna: fa fusioni impreviste, mette in discussione il linguaggio, sconfina. In lui troviamo anche Wagner, impressionismo e tante altre meravigliose sfacettature. Paolo Restani, un artista romantico con una tecnica forse un pò troppo di acciaio, affronta i 12 Studi d’esecuzione trascendentale , gli Zwei Konzertetüden e l’Étude de perfectionnement come in un’intensa corsa.”
– IL GIORNALE

Per motivi puramente storici, non metafisici né tecnico-artigianali, ll pianoforte è lo strumento musicale che più ha subito la pressione di forti sommovimenti culturali degli ultimi tre secoli, e di conseguenza è quello che più è stato costretto a reagire e a “rispondere”. Ciò ha influito sulla figura del pianista, costretto o invogliato o ispirato ad apparire, in pubblico, in un certo modo; e deve essere un effetto visivo non blando né mutevole, ma deciso e forte. Assai più che un clarinettista o un fagottista o un timpanista, probabilmente più che un violinista o un arpista, il pianista tende a somigliare, anche fisicamente (“intelligenti pauca”) a ciò che egli suona. Il pianista dotatissimo, tormentato, colto, politicamente “engagé”, che si presenti al pubblico con le spalle cascanti e la schiena curva e la stanca faccia da funerale, magari suonerà splendidamente ma alla fine o durante il concerto finisce che pensiamo ad altro. Paolo Restani, che la sera in cui lo ascoltammo per la prima volta in un teatro dell’elegantemente “militare” città di Palmanova ci lasciò senza respiro suonando Liszt, si presenta con semplicità aristocratica e con piglio affermativo, lasciando intendere che tutto sarà preso sul serio, che si può suonare come sorridendo nell’inseguire pensieri nobili, a volte dolenti e tragici ma mai disperati e negativi, soprattutto mai rinunciatari. Piuttosto allineare descrizioni tecniche, di digitazione e di peso digitale di fedeltà al tempo metronomico, che sinceramente ci interessano sempre meno a mano a mano che ci avviamo verso la quinta o sesta età, preferiamo dire di Restani quanto segue: egli è, come pianista e come musicista, un personaggio “italiano” nel senso rinascimentale, combattivo e inventivo della parola, non in quello astuto, scettico e “scafato” che odiamo come si odia una pestilenza.
Con queste qualità egli suona: per esempio, suona i 12 Studi trascendentali di Liszt registrati in questo Cd (quando giungemmo a “Mazeppa”, a “Eroica”, a “Caccia selvaggia”, già vorremmo correre e scalare una roccia: con “Armonie della sera” siamo irretiti dalla regina Mab, e “Tormenta d neve” ci investe con turbamenti indefinibili). Seguono tre altri studi magnifici e ardui: due Da concerto, “Mormorii della Foresta” e “Ridda di gnomi”, e lo studio di perfezionamento “Ab irato” (ascoltarlo ci scuote tanto che alla fine facciamo pace con il mondo, in barba ai sottotitoli di marca romantica).
– IL SOLE 24 ORE